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Nardò e

Marine

LUOGHI DI INTERESSE E COSA VEDERE A NARDÒ

Lasciati ispirare dal territorio  e dalle splendide Marine di Nardò, scopri cosa vedere e visitare durante il tuo soggiorno nel Salento e scegli una Dimora storica oppure una casa al mare per le tue Vacanze in Puglia.

E’ una terra in continua e repentina trasformazione che negli ultimi decenni ha visto mutare profondamente la propria configurazione economica: da una regione agricola incentrata sulla coltura di olivi e viti, ad una regione turistica che ha nei servizi il proprio motore di sviluppo.

La crescita registrata negli ultimi decenni dal comparto turistico di Nardò costituisce una prima conferma dell’eccezionale dotazione delle risorse culturali, naturalistiche, enogastronomiche del territorio ma anche momento di riflessione sul modello di sviluppo che si sta perseguendo. Il turismo balneare rappresenta la prima tipologia d’offerta dell’area, ma non l’unica.

Infatti, Nardò, adagiato in una grande pianura che si estende lungo la costa ionica per circa 22km, è per estensione e popolazione il comune più grande, dopo la città di Lecce, della Provincia. Da Torre del Fiume a Punta Prosciutto il territorio si presenta vario e diversificato: si passa dalle campagne costellate di masserie risalenti finanche al XV secolo, alle scogliere ispide di Santa Caterina e Santa Maria al Bagno, dalla macchia mediterranea del Parco Naturale di Porto Selvaggio agli arenili di Torre S. Isidoro, dal pittoresco centro barocco di Nardò alle grotte preistoriche del litorale e alle undici torri costiere cinquecentesche. Tale ricchezza costituisce, indubbiamente, un potente richiamo per quel segmento del mercato turistico attento ad un’offerta integrata, rendendo Nardò unica ed inimitabile.

Anche quest’anno le marine del Comune di Nardò hanno ottenuto questi prestigiosi riconoscimenti.

Monumenti e Luoghi d'Interesse a Nardò

Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta

La cattedrale di Santa Maria Assunta sorge sul luogo dove fu fondata l’antica chiesa basiliana di Sancta Maria de Nerito, ad opera di alcuni monaci orientali che nel VII secolo sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Con la conquista normanna della città, avvenuta nel 1055, i monaci basiliani vennero lentamente sostituiti dai benedettini, ai quali furono affidati il monastero e la chiesa.

Di notevole rilevanza è il Crocifisso ligneo del XIII secolo, detto il Cristo Nero per la particolare colorazione scura del legno di cedro. Al periodo barocco risalgono alcuni altari e il Cappellone di San Gregorio Armeno, opera di Placido Buffelli del 1680. È stata elevata a Basilica minore nel 1980

Chiesa di San Domenico

La cattedrale di Santa Maria Assunta sorge sul luogo dove fu fondata l’antica chiesa basiliana di Sancta Maria de Nerito, ad opera di alcuni monaci orientali che nel VII secolo sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Con la conquista normanna della città, avvenuta nel 1055, i monaci basiliani vennero lentamente sostituiti dai benedettini, ai quali furono affidati il monastero e la chiesa.

Di notevole rilevanza è il Crocifisso ligneo del XIII secolo, detto il Cristo Nero per la particolare colorazione scura del legno di cedro. Al periodo barocco risalgono alcuni altari e il Cappellone di San Gregorio Armeno, opera di Placido Buffelli del 1680. È stata elevata a Basilica minore nel 1980

Chiesa dell'Immacolata

La chiesa dell’Immacolata fu costruita nel 1580 sui resti di un edificio medievale. Originariamente intitolata a San Francesco d’Assisi, dal 1830 fu consacrata all’Immacolata e affidata all’omonima confraternita. Presenta un elegante prospetto in carparo diviso in due ordini da un aggettante cornicione e caratterizzato da coppie di lesene con festoni che inquadrano nicchie timpanate. Il portale d’ingresso, sormontato da una nicchia con la statua in pietra leccese dell’Immacolata, è posto in asse col rosone dell’ordine superiore. L’interno, ad unica navata terminante nel presbiterio, ospita tre altari laterali in stile barocco. L’attiguo convento dei Conventuali, acquistato da privati dopo la soppressione avvenuta nel 1809, è adibito a civile abitazione

Teatro Comunale

Il Teatro Comunale di Nardò fu edificato sul finire del XIX secolo su progetto dell’ingegnere Quintino Tarantino. Fu inaugurato nel 1909 con la messa in scena dell’opera Mefistofele di Arrigo Boito. Nonostante la funzionalità della struttura non fu costante, l’attività svolta fu intensa e venne anche utilizzato come sala da musica e da ballo in quanto, grazie al sistema di carrucole progettate dal Tarantino, la platea veniva sollevata fino all’altezza del palco. Nel 2006 sono stati completati i lavori di adeguamento alle norme antincendio, che hanno visto protagonisti gruppi di progettazione e maestranze locali. La cerimonia di inaugurazione fu affidata al celebre Maestro Francesco Libetta, che coinvolse Carla Fracci, Franco Battiato, Salvatore Cordella, Gianni Calignano ed i danzatori del Balletto del Sud.

Castello Acquaviva

Le prime notizie sul castello risalgono alla seconda metà del XV secolo, quando la sua edificazione segnò il passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese, che in città coincise con l’affermazione della famiglia Acquaviva. La struttura fu opera dell’architetto Giulio Antonio Acquaviva, duca di Atri e allievo di Francesco di Giorgio Martini. Il maniero era completato agli spigoli da quattro massicci torrioni a mandorla sporgenti; uno dei quali fu poi fatto ricostruire dal Guercio di Puglia dopo la rivoluzione neretina del 1647 scoppiata in concomitanza con la rivolta popolare di Napoli guidata da Masaniello; sicuramente tutto l’edificio si sviluppava su quattro livelli in cui erano distribuite circa 49 stanze. Di mirabile fattura rimangono i cornicioni della parte più alta delle torri, lievemente aggettanti, che poggiano su piccoli beccatelli a mensola. Anche la facciata principale, decorata con motivo a bugnato, è frutto del rimaneggiamento ottocentesco, e caratterizza oggi l’aspetto definitivo di questo ormai nobile palazzo che ospita la sede del Municipio.

Piazza Salandra

Piazza Salandra è stata sempre il cuore pulsante della città neretina, centro della vita religiosa e amministrativa sin dai suoi arbori. Detta in origine “Piazza delle Legne” e successivamente conosciuta come “Piazza Municipale”, risale al XIV secolo. Collegata da via Duomo a Piazza Pio IX, vicina all’antico teatro comunale, alle Chiese dell’Immacolata e di S. Giuseppe, l’”agorà” è resa ancora più importante dalla presenza di numerosi monumenti di una certa rilevanza storica e architettonica. Tali sono la Guglia dell’Immacolata, il Sedile, La Chiesa di San Trifone, il vecchio Palazzo dell’Università, la Chiesa di San Domenico e la Fontana del Toro.

Museo della Memoria e dell'Accoglienza

Il Museo della Memoria e dell’Accoglienza realizzato su progetto dell’Architetto Luca Zevicon è stato inaugurato nel 2009 alla presenza del Rabbino Capo di Roma ed Accoglie: Documenti fotografici e video; Una sala multimediale; Una biblioteca ed emeroteca e tre murales.
Il materiale raccolto risale al periodo che va dal 1943 al 1947, inizialmente conservato presso l’Archivio storico di Nardò ed illustra la storia dei 150.000 profughi ebrei che scampati all’olocausto, trovarono accoglienza nella frazione di Santa Maria al Bagno che allestirono il Campo Santa Croce per ospitare gli ebrei. Nardò inoltre, è gemellata con la città di Hof-Hacarmel Atilit, in Israele, in cui si rifugiarono parte dei profughi scampati agli stermini. I Murales sono stati realizzati dall’ebreo rumeno Zivi Miller, anch’egli profugo e reduce dai campi di concentramento. Le opere illustrano la sofferenza ed il dolore riguardante lo sterminio del popolo ebraico, mediante l’uso del colore grigio, senza uso di porte e finestre.

Parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano

Il parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano è un’area naturale protetta della Puglia sito in provincia di Lecce istituito con la legge regionale del 15 marzo 2006, n. 6.
Nel 2007 è stato inserito dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) nell’elenco dei “100 luoghi da salvare”.
Il parco ricade interamente nel territorio del comune di Nardò. Comprende la zona del parco naturale regionale attrezzato di “Porto Selvaggio – Torre Uluzzo” (istituito nel 1980) e la palude del Capitano (classificata come area naturale nel 1997). La costa è rocciosa e frastagliata, e caratterizzata da pinete e macchia mediterranea. Lungo il litorale sono dislocate la Torre dell’Alto, la Torre Uluzzo e la Torre Inserraglio. Nel territorio del parco si trova anche la grotta del Cavallo, una grotta naturale costiera calcarea, parte di un sistema più ampio di caverne naturali ubicate nella baia di Uluzzo.

Santa Maria al Bagno

Conosciuta in passato con i nomi di Sancta Maria De Balneo o Sancta Maria ad Balneum la località è stata abitata fin dai tempi più remoti come testimoniano i numerosi reperti archeologici di epoca preistorica (cuspidi di frecce, lamelle, cocci di ceramica e altro) rinvenuti nella vicina “Grotta del Fico”.

Per l’ospitalità dimostrata, il 27 gennaio 2005, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito alla città di Nardò, la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
A testimonianza di quel periodo restano ancora tre murales realizzati da alcuni deportati ed in particolar modo da Zivi Miller.

Le Quattro Colonne

La Torre del Fiume di Galatena, meglio conosciuta come “Le Quattro Colonne” è una delle numerose torri costiere di avvistamento del Salento costruita da Carlo V, nel XVI secolo, per difendere il territorio dagli assalti dei Saraceni. Nel luogo dove è collocata la torre è presente una sorgente di acqua dolce, conosciuta anche dai pirati che spesso attaccavano la zona per rifornirsi. Carlo V decise quindi di proteggere questa sorgente facendo erigere la torre. La torre presentava una struttura tronco piramidale a base quadrata con bastioni angolari a pianta pentagonale ed un’altezza di 16 metri. Nella parte superiore era presente un marcapiano con beccatelli. La parte centrale dell’antica torre crollò probabilmente non molto tempo dopo la sua costruzione, in seguito a qualche attacco nemico o a fenomeni tellurici. Oggi restano solo i quattro bastioni angolari: per questo la torre è anche detta “delle Quattro colonne”.

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